Gli chiuse la portiera in faccia. Non riusciva a reggere quello sguardo fieramente assorto. Non riusciva a capacitarsi che il fine della sua vita si concludesse in quello squallido lampeggiare. Blu, rosso, bianco. Pozzanghere intermittenti, schizzate sul cementop. Sipario calato, senza applausi, senza sorrisi. La fine e basta.
Osservò se stessa sul vetro, fuso nel viso di un bastardo. Si accese una sigaretta e inondò quell'immagine di fumo e rancore. Ho vinto. Te ne starai rinchiuso in una cella umida a contare le ragnatele. O i secondi che ti separeranno dalla tua ultima sedia. Quanto a me, pensò, troverò qualcun'altro da inseguire. Da cacciare. Da amare.
"Signora Jane, siamo pronti per il rapporto". Una voce rauca, la voce della realtà.
La macchina partì e lei vide il suo viso scivolare via da quello di lui. Rimasero solo pozzanghere, sporche di ricordi.

Romanzo Fantascientifico - Il come e il quantum
Perciò ti dico: pensa agli atomi. Guardali brillare nel nulla. Guardali comporre il tutto. Ogni granello di energia, che noi tentiamo inutilmente di stringere in un pugno, sfugge via. E' nella loro natura, unirsi e lasciarsi. La loro anima è l'infinito stesso.
Pensa agli atomi. Io sono uno di loro. Sono un quanto di energia che non può e non deve sostare mai. Vado e vengo, ti dico addio e sono già quì. Non odiarmi. Non odiare l'universo perchè ha inghiottito tuo padre. Annegare nel firmamento è meraviglioso. E' bello come una nebulosa.
Non aspettarmi, figlio mio. Pensa alle nostre avventure, e a quello che hai imparato cavalcando le tempeste solari, squarciando nuove atmosfere e visitando nuovi mondi. Pensa alla tua nuova casa, ora, finalmente. Al tuo nuovo pianeta, ora, finalmente. E quando pensi a me, pensa agli atomi.

Romanzo Rosa - Lenzuola
Le campanelle della sveglia riportarono Roxanne sulla terra. Si accorse quindi di essere atterrata sul morbido, su una nuvola fatta di coperte e cuscini.
Si rigirò in quel mondo di pieghe e pizzi bianchi, freddo ma ancora caldo. Ricordò in un battito di ciglia cos'era accaduto, ma non appena allungò la mano a destra trovò solo lenzuola. Non capì. Poi, invece, capì tutto. Fu indecisa se sorride o lasciarsi andare in un pianto innocente: scelse di tacere e basta.
La governante avrebbe presto aperto la porta. Avrebbe potuto rimettere tutto in ordine, lo aveva già fatto mille volte. ma quella volta era davvero stanca. Al diavolo le finzioni, al diavolo i trucchi. Una sgridata non vale un risveglio felice. Lo ripetè ad alta voce, e la porta si aprì.
"Buongiorno, Roxanne."

Romanzo Storico - Vento Caledone
Lucio guardò ancora il vallo. Un serpente assopito, sazio di sangue e di pioggia.
L’ausiliario batavo scattò sull’attenti al suo passaggio, ma il legato non ci fece caso. Salì le scale di pietra lasciandosi trasportare dai pensieri, fino a sbucare sui bastioni. Oltre la merlatura si estendeva un mondo conosciuto solo in parte. Gli ricordò se stesso.
Si tolse l’elmo e respirò il vento caledone già colmo di essenze nevose: un soffio di ricordi pesanti, come il gladio alla sua sinistra. A quel peso, tuttavia, non si sarebbe mai abituato. Rivide un villaggio in fiamme, una colonna di legionari nella nebbia, un riflesso di lama. Nella sua testa la guerra ruggiva ancora e lo reclamava.
Lucio sarebbe partito, un’ultima volta. Flavia lo avrebbe aspettato al forte, un’ultima volta. Non erano gli dei a guidarlo, né l’ambizione. Solo quel vento caledone.
Thriller - Giochi di specchi
Morto per asfissia. Tre parole e un punto, un epitaffio stampato sul rapporto, e nulla più.
Così terminava un epopea durata dieci anni: in tre, patetiche parole. Non restava che sedersi davanti all’archivio digitale e spegnere tutto con un clic.
Per lui la vita sarebbe continuata. Si sarebbe svegliato l’indomani, avrebbe bevuto un caffè amaro e via verso la città. La routine, il lavoro, la scrivania.
Nessuno avrebbe saputo del suo passato, ora che era ben sigillato in un obitorio. Lui, l’assassino, con il cuore pulsante e le pupille vive. L’altro, l’eroe, disteso su un lettino e prossimo alla sepoltura. Che capolavoro, che giustizia divina, quale mirabile opera d’astuzia. Oltre al nome, poteva dire di avergli rubato anche la grande personalità. Si guardò nell’orologio.
«Siamo proprio uguali» disse. Tre parole, e una lunga risata.

Novella - La rivoluzione dell'uva
Dalle vetrate della sua sontuosa torre, il conte guardava malinconico il proprio podere. Passava con lo sguardo sulle colline e sui vigneti, ripetendo a memoria i nomi di tutti i villaggi soggetti ai suoi capricci.
Quando sentì la porta sbattere ebbe un sussulto nobile. Non si scompose, anche quando voltandosi si trovò dinnanzi il ribelle danese. Il moschetto puntato contro la sua vestaglia ricamata lo innervosì, più che spaventarlo. Il vento rivoluzionario gli scompose la parrucca, nulla più.
Con molta calma, quasi annoiato, il conte posò il bicchiere di vino sul mobile inglese e si sistemò la stoffa sulle spalle. Neanche fosse una divisa. Ma d’altronde non avrebbe lasciato che un contadino idealista lo freddasse impreparato. Avevano vinto, i plebei, ma l’aristocrazia sapeva anche morire.
Pensò a Bruxelles, e chiuse gli occhi.

Favola - Flip
Così, con il cappello in testa, Flip tornò a casa. Quando entrò nella piccola baita, tutti si girarono stupefatti. Il padre lo guardò a bocca aperta, e così la madre, e così il nonno. Il bambino mingherlino, invece, sorrideva soddisfatto indicando il buffo copricapo a cilindro.
«L’hai trovato!» esclamò infine mamma Flap, e corse ad abbracciare il figlio.
«Ora vedrete di cos’è capace questo cappello!» declamò Flip salendo su una sedia.
La famiglia restò in silenzio, e il piccolo eroe sistemò il copricapo sul tavolo. Poi, con fare deciso, infilò una mano nel cilindro, muovendola come se stesse cercando qualcosa. Qualche istante dopo la ritrasse, stretta intorno ad una pipa. La pipa di nonno Flup.
«Stasera ti sei meritato una bella favola, giovanotto» disse il vecchio.
«No, nonno» rispose ridendo Flip, «oggi la racconto io una storia!»
Romanzo Fantasy - Tremolii
Accarezzava Jor sussurrandogli parole antiche. «I cavalli conoscono il linguaggio delle pietre» disse Ambrus senza voltarsi, «è nella loro natura. Non lo trovi incredibile?»
La domanda risuonò tra gli alberi e sotto la cappa verde della selva. Solamente il cavaliere avvertiva la presenza dello spirito, e solamente lui rimase a guardare il vuoto alla sua sinistra. Gli altri lo guardavano interdetti, senza osare però interrompere quella strana conversazione.
«Lo so che sei qui, spirito. Se vuoi puoi continuare a cavalcarmi accanto, d’altronde la strada è ancora lunga.» E solo allora una sagoma d’aria, come fumo bianco, si raccolse nella figura dello spettro. In sella al suo sauro, un uomo incappucciato sorrideva ora ad Ambrus. Nessuno fiatò.
«Raccontami di quando sei diventato re» fu il fruscio di voce dello spirito.
«Tutto cominciò quando non credevo in quelli come te» iniziò il cavaliere. E spronò la storia.

Romanzo Autobiografico - Of course
Insomma, non credo di poter dire altro.
Quando salii sull’aereo per Roma sapevo già a cosa sarei andato incontro. Le ruote del carrello avrebbero sgommato sul mio passato più turbolento, prima di fermarsi nel cuore dei miei ricordi più difficili. Ma era un passo che, prima o poi, avrei dovuto compiere.
Ricordo che stringevo la mia valigia guardando ossessivamente il finestrino. Pensavo agli amici, alla famiglia e a qualche vecchia fiamma adolescenziale. Sarei atterrato su tutto questo.
Londra non mi aveva ammaliato, sebbene dovessi a quel recinto di bombette e ombrelli gran parte delle mie fortune. Era tempo di salutare di persona le mie radici, prima di riprendere la rotta per le foglie più verdi.
«Posso stringerle la mano durante l’atterraggio?» mi chiese una grassa signora, tutta tremolante.
«Of course.»

Romanzo da Viaggio - Sestante
Finalmente, poco prima dell’imbrunire, una mano misericordiosa disegnò per i marinai il profilo della costa.
Un ordine secco rimbalzò da poppa a prua, ammainando vele, tirando cime e agitando decine di uomini in divisa. Era come se i tamburi australiani avessero già iniziato a risuonare nelle menti dell’equipaggio. Tutti correvano.
Il capitano guardava la terra avanzare sul mare, al pari di una slavina nera. Pregustò un bicchiere di scotch bevuto in piedi, senza paura di versarlo sulla divisa tirata a lucido. Settimane di navigazione rendevano malinconici gli individui duri come lui. In pochi istanti sparirono le tempeste e le privazioni, per lasciar posto solamente al nuovissimo mondo.
Un tonfo cristallino seguì la calata dell’ancora. Qualcuno ballava.

Romanzo Avventuroso - Lo scarabeo
Un sole impietoso infuocava la vallata, e gli scavatori sembravano formiche impazzite. Ad un tratto Akbhar gridò qualcosa. Tutti abbandonarono all’istante le vanghe e i sacchi di terra, per correre a vedere.
Il ragazzo era lì, sul fondo della propria buca, e pestava con i piedi nudi il terreno. Un suono secco, metallico. Robert si passò una mano sulla bocca. Ci siamo, pensò, e si lanciò a piè pari nella trincea.
Accarezzò il terreno con la spatola, rimosse secoli di polvere e sabbia con pochi movimenti, fino a scoprire la lastra di ferro. Era lei: l’entrata per il sepolcro. Alzò lo sguardo e sorrise alle sagome affacciate, indistinguibili, illuminate alle spalle dal sole.
Così scavarono. Come formiche. Come uomini, in cerca di risposte.

